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Lavoro agile: Funziona? Quali vantaggi?

Una delle leggi che verrà maggiormente ricordata nell’ambito del diritto del lavoro, nell’anno appena passato, è quella relativa al lavoro agile, in inglese smart working.


Nonostante un po’ di diffidenza (tipica del nostro sistema produttivo) lo smart working è una grande opportunità, sia per il lavoratore, che riesce a conciliare i tempi di vita-lavoro e a ridurre lo stress, sia per l’azienda che ha quale obiettivo l’aumento della produttività pur conservando agevolazioni fiscali e contributive.
Lo smart working è una modalità di svolgimento del lavoro subordinato flessibile che può essere svolto in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, utilizzando strumenti tecnologici, seguendo gli orari previsti dal contratto di riferimento e prevedendo l’assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all’esterno dei locali azienda.
Dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano si evince che in Italia ci sono 305 mila lavori agili, con un incremento del 14% rispetto al 2016, che il 36% delle grandi imprese ha già progetti strutturati di Smart Working e che gli smart worker sono l’8% del campione esaminato.
Con la circolare n. 48 del 2 novembre 2017 l’Inail ha fornito alcuni chiarimenti su elementi contrattuali che rimanevano dubbi: gli obblighi assicurativi, gli infortuni in itinere e gli obblighi datoriali in materia di sicurezza.
In effetti la tendenza delle aziende potrebbe essere quella di risparmiare sugli spazi in cui prestano attività i lavoratori subordinati, avvantaggiando nel contempo coloro che, per esempio, risiedono lontano dal posto di lavoro e dedicano molte ore della giornata negli spostamenti.
Il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala ha già dichiarato che smart city e smart working sono un binomio inscindibile per gli imprenditori, anche per far si che, in un’ottica di miglioramento della qualità dell’aria si riducano gli spostamenti aumentando se possibile la produttività.